Acqua razionata, la California a secco

C’è poco da «sognare California». Per la prima volta in assoluto, lo stato più mitizzato della costa occidentale americana è costretto a razionarsi l’acqua. Così stabilisce un decreto del governatore della California Jerry Brown, che ha ordinato all’ente statale per la gestione delle risorse idriche di tagliare del 25 per cento l’erogazione d’acqua alle 400 agenzie locali, che servono circa il 90 per cento dei cittadini. Il razionamento resterà in vigore per tutto il prossimo anno. Dunque sarà vietato lavare l’automobile o annaffiare il praticello davanti a casa, limitazioni già evocate da tutti come un colpo al più americano dei sogni americani.

Ogni agenzia locale prenderà le sue misure per attenersi al razionamento, dunque le modalità potranno variare. Il rimo obiettivo sono gli usi residenziali: pare che una quota considerevole dell’acqua usata ogni anno vada proprio in prati e giardinetti, campi da golf, cimiteri, parchi, e qui le autorità intendono tagliare in modo drastico. «I cittadini devono capire che siamo entrati in una nuova era», ha detto il governatore Brown mercoledì, annunciando la sua drastica decisione: «L’idea del tuo bel praticello verde annaffiato tutti i giorni, quei giorni sono finiti».

Decisione drastica, ha detto Brown, ma necessaria per far fronte a una siccità ormai molto grave. Anzi: «storica». Il governatore della California ha fatto il suo annuncio nella cittadina di Phillips, sui monti della Sierra Nevada, dove ogni anno il 1 aprile viene misurato lo spessore della neve in una sorta di cerimonia: lo zoccolo di neve è un indicatore essenziale delle riserve acquifere da cui dipende l’intero stato. Solo che quest’anno il governatore e le altre autorità si sono trovate su un terreno secco, niente neve. In effetti l’intero sud-ovest degli Stati uniti soffre di siccità ormai da alcuni anni.

La siccità però è un problema duplice. Da un lato è una questione strettamente meteorologica: pioggia, neve, quanta acqua cade dal cielo. Ma dall’altro rimanda a come vengono usate le risorse disponibili. La California, in particolare la parte meridionale, è parte di una regione arida e l’uso della sua preziosissima acqua è sempre stato oggetto di contesa. Si veda la storica concorrenza tra nord e sud, e soprattutto tra usi residenziali e usi agricoli: giardinetti e piscine (o campi da golf) di città come Los Angeles contro campi irrigati e aziende agricole della valle Centrale. Una mappa dell’uso d’acqua nello stato è qui, e illustra bene il problema.

A ben guardare però la siccità sta solo rivelando un problema a monte, ed è che semplicemente non c’è abbastanza acqua per alimentare l’intera California, la sua agricoltura intensiva, le sue metropoli. Non solo c’è meno neve ad alimentare le falde idriche. C’è anche meno acqua da prelevare del fiume Colorado, che ormai arriva alla sua foce ridotto a un rigagnolo.

Dai primi del 1900 l’acqua del fiume è stata prelevata per irrigare le coltivazioni della Imperial Valley in California, poi per gli acquedotti di Los Angeles, oltre che ovviamente per ogni insediamento urbano a monte: allora c’era chi ne parlava come del «Nilo americano», il fiume che regala la vita a un territorio arido. Così la California (e tutto il sud-ovest, a dire la verità) ha pianificato città e colonizzato terre senza porsi troppi problemi; ogni nuovo sviluppo urbano ha portato a nuove diversioni del fiume, dighe, canali. Un uso semplicemente insostenibile: lo racconta in modo affascinante un lungo reportage pubblicato esattamente un anno fa da Harpers Magazine – come si vede, l’emergenza acqua in California non è una novità.

Forse la vera novità è proprio che i californiani dovranno stare attenti a non aprire troppo i rubinetti.

@fortimar