«L’Africa costruisce il futuro di altri continenti fin dal diciassettesimo secolo. Ha costruito il futuro dell’Occidente: il traffico di corpi, gli schiavi, le piantagioni, hanno garantito profitti colossali. Le potenze coloniali hanno accumulato così il capitale servito a innescare la rivoluzione industriale. Ma anche oggi l’Africa continua a dare risorse naturali e costruire ricchezze. L’Europa ci ha dato l’accento, l’Africa ha dato l’accesso. Mentre il ceto medio africano è intento a perfezionare il suo accento – how do you do, comment allez-vous – l’Europa perfeziona il suo accesso alle risorse, seguita dalla Cina. Diamanti, rame, oro, petrolio. L’Africa è un continente depredato, ma ancora ricchissimo di risorse».
Ngugi Wa Thiong’o, scrittore, drammaturgo e saggista kenyano.
Ieri Ngugi Wa Thiong’o era a Roma su invito della libreria Griot per presentare la traduzione italiana del suo volume Decolonizzare la mente (Jaka Book 2015, traduzione di Maria Teresa Carbone). Sono quattro saggi sulla politica della lingua nella letteratura africana, o quella che l’autore definisce la “bomba culturale” lanciata dall’imperialismo contro gli oppressi
[La trascrizione è mia, parola più parola meno (ma.fo.)]