Il titolo è imperativo: «Esigete!». Come se l’autore, Stéphane Hessel, avesse voluto dare una scrollata a un pubblico distratto. Con il suo precedente imperativo, «Indignatevi!», c’era riuscito: la sua invettiva contro un modello economico diseguale, che condanna una generazione di giovani alla precarietà, aveva trovato ascolto – tanto che in Spagna un movimento di protesta si è dato il nome indignados. Così Stéphane Hessel, già militante nella resistenza francese al nazifascismo, diplomatico, infine politico e scrittore, è tornato alla sua penna polemica per richiamare l’attenzione dei distratti cittadini europei su una minaccia a cui ci siamo assuefatti: quella delle armi atomiche.
«Esigete! Il disarmo nucleare totale» è l’ultimo pamphlet di Hessel (scomparso nel 2013, a 96 anni). Scritto con Albert Jacquard, demografo ed esperto di genetica delle popolazioni (anche lui scomparso), è uscito in Francia nel 2012; la traduzione italiana esce postuma presso Ediesse a cura di Mario Agostinelli, Luigi Mosca e Alfonso Navarra.
La bomba atomica distrugge non solo l’aggredito ma anche l’aggressore. Per questo, scrivono Hessel e Jacquard, le bombe sganciate nell’agosto del 1945 su Hiroshima e Nagasaki hanno segnato l’inizio di una nuova era della storia umana. Le bombe esplose là non erano solo armi più potenti di tutte quelle mai viste, erano qualcosa di più: erano l’arma che ha cambiato la definizione dei conflitti, ci ha proiettato nell’era nucleare militare, l’era delle superpotenze. Oggi avere la bomba atomica è il «segno estremo del potere».
Opacità contro democrazia. Il libriccino richiama l’attenzione su alcuni semplici fatti. Il primo è l’opacità che circonda tutto ciò che riguarda le armi nucleari – dove sono dispiegate, costi, strategie, effetti. Se vi chiedessero quante bombe nucleari esistono al mondo, qual’è la loro potenza, o quante di queste sono perennemente in «stato d’allerta», probabilmente non sapreste rispondere (e forse è meglio, altrimenti non ci dormireste).
Invece è bene saperlo: ciascuna delle circa 20 mila bombe immagazzinate negli arsenali atomici oggi ha una potenza distruttiva almeno 30 volte superiore alla bomba A sganciata su Hiroshima. La più potente bomba H finora realizzata, fatta esplodere (come test) nell’atmosfera sull’Artico nel 1961, aveva potenza pari a 3.800 volte superiore. Bisogna sapere anche che di quelle ventimila, circa 1.800 bombe sono in stato d’allerta permanente: sempre armate, pronte all’uso. Nella post-fazione italiana, il libriccino richiama l’attenzione sulle armi nucleari presenti in Italia: Aviano, Ghedi. Gli autori non usano questa parola, ma quella “opacità” di cui parlano non è anche un problema di democrazia?
L’arma inutile. Il secondo fatto da considerare, scrivono Hessel e Jacquard, è che «le armi nucleari sono sempre state inutili per l’obiettivo loro attribuito». Non è vero che le bombe su Hiroshima e Nagasaki furono necessarie a concludere la seconda Guerra Mondiale (più probabilmente fu l’avanzata dell’esercito sovietico, sul punto di raggiungere il Giappone, a spingere Tokyo a capitolare). In seguito ci è stato detto che la sicurezza in Europa è stata garantita dalla «dissuasione» nucleare, l’arsenale degli Stati uniti (e di Francia e Gran Bretagna) schierato contro quello sovietico. Non sarà stata garantita piuttosto – si chiedono gli autori – dalla nascita dell’Unione europea, o dell’Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa, e da tutte le occasioni di negoziato internazionale durante e dopo la Guerra fredda?
La «deterrenza» non ha impedito crisi come quella di Cuba nel 1962, o degli Euromissili gli anni ’80, né l’invasione dell’Ungheria nel ’56 e di Praga (’68), insistono Hessel e Jacquard. Né ha impedito guerre fuori dall’Europa – Vietnam, Afghanistan anni ’80, e poi prima guerra del Golfo, ancora Afghanistan, Iraq, ora Siria…
Non solo. Prendiamo il Trattato di non proliferazione nucleare, Tnp, in vigore dal 1970: doveva impedire la «proliferazione» di tecnologia atomica, mettere fine alla corsa agli armamenti nucleari tra le potenze atomiche ufficiali e anche portare al disarmo nucleare. Mai trattato fu più inefficace: allora c’erano 5 potenze atomiche (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza), oggi ce ne sono otto: prima Israele, poi India e Pakistan hanno acquisito bombe nucleari, e non hanno mai firmato il Tnp. La Corea del Nord, che lo aveva firmato, ne è uscita (e ha compiuto esplosioni nucleari). Altri 44 paesi sono in grado di costruire armi atomiche.
Un mercato lucroso. Perché è fallito il Tnp? Secondo Hessel, perché fondato su un’ingiustizia: con che diritto le cinque potenze atomiche potevano chiedere agli altri di rinunciare al nucleare se loro stesse non sono disposte a disarmare? E su un’ipocrisia: il trattato prevede che le cinque potenze atomiche «aiutino» gli stati firmatari a sviluppare il nucleare civile – che però è una via privilegiata alla filiera militare. Ma così i paesi nuclearizzati si sono garantiti un lucroso mercato.
Il segno estremo del potere. Ecco cos’è oggi la bomba atomica. Una «vetrina tecnologica», una leva di prestigio internazionale, un posto nel Consiglio di sicurezza. Non una reale difesa ma il segno estremo del potere. E una minaccia per l’umanità. Dunque, esigete!