In Siria si combatte la guerra dell’acqua

Una delle armi usate nella guerra in Siria è l’acqua. Nella zona di Aleppo, ad esempio, tutte le parti in causa, governativi e ribelli, hanno deliberatamente colpito gli acquedotti: l’Onu ha contato 18 casi di interruzione intenzionale della fornitura d’acqua nel solo 2015. Gli abitanti così devono procurarsi l’acqua avventurandosi fuori, a rischio di essere intrappolati nei combattimenti, e camminare per lunghi tratti con temperature sui 40 gradi. In alcune zone sono rimasti senz’acqua fino a 17 giorni consecutivi, in altre per oltre un mese.

Tagliare le forniture d’acqua è un gesto vietato dalle leggi internazionali sulla protezione dei civili nei teatri di guerra, ricordava l’Unicef in un duro comunicato, qualche giorno fa, in cui accusa tutte le parti in conflitto. Si dirà che non è l’unico atto “illegale” commesso durante il conflitto siriano (e che quelle convenzioni internazionali assomigliano sempre più a carta straccia).

La mancanza d’acqua ha reso ancora più difficile e miserabile la vita ad almeno 5 milioni di persone negli ultimi mesi, sottolinea l’Unicef: 2,3 milioni di persone a Aleppo e 2 milioni e mezzo a Damasco, afferma l’Unicef, e 250mila persone a Dera’a. La crisi idrica si fa sempre più grave più si prolunga il conflitto; secondo l’Onu oggi i siriani hanno a disposizione la metà dell’acqua disponibile alla vigilia della guerra, nel 2011. L’accesso all’acqua potabile è «un bisogno essenziale e un diritto umano fondamentale», ricorda l’agenzia dell’Onu, e «negare ai civili l’accesso all’acqua è una flagrante violazione delle leggi di guerra, e deve finire».

La “guerra degli acquedotti” è aggravata dal fatto che anche l’energia elettrica manca spesso. E che in molti casi i combattimenti, aerei e di terra, hanno messo fuori uso le infrastrutture – stazioni di pompaggio bombardate, reti fognarie danneggiate, con gli addetti che non si avventurano a fare le riparazioni perché troppo pericoloso.

Così resta andare a prendere acqua con secchi e taniche dove possibile, dove resta una conduttura aperta, o dove arriva un camion cisterna dell’Onu.

L’Unicef si allarma perché spesso il compito di andare a prendere l’acqua è delegato ai bambini, che così sono esposti a un grande rischio, oltre che fatica (L’Unicef, agenzia dell’Onu per l’infanzia, cita tre casi di bambini uccisi a Aleppo di recente mentre erano alla ricerca di acqua).

Poi c’è il problema sanitario. Sia ad Aleppo che in molte altre zone gli abitanti si arrangiano cercando acqua nei pozzi o fonti che non sono sempre sane, con il rischio che si diffondano malattie – gastroenteriti, epatite, tifo. E c’è la speculazione: ad Aleppo il prezzo dell’acqua è salito fino al 3.000 per cento. Senza contare che senz’acqua per irrigare, anche la produzione di cereali è a rischio.

Infatti l’intera regione, dalla Siria all’Iraq, già attraversa il ciclo di siccità più grave e lungo degli ultimi 50 anni, e ora le Nazioni unite parlano di situazione critica. (L’Onu cerca di supplire: ha distribuito acqua con camion cisterna a oltre mezzo milione di persone, dice l’Unicef, di cui 400mila a Aleppo. Ha anche riparato 94 pozzi, e distribuito 300mila litri di carburante per far funzionare il sistema di distribuzione pubblica a Aleppo e Damasco).

@fortimar

One thought on “In Siria si combatte la guerra dell’acqua

  1. signora Forti il suo contributo è ineguagliabile riguardo le popolazioni vessate della terra le donne e i bambini in particolare ….lo sa?noi due abbiamo frequentato insieme il quarto ginnasio al genovesi a Napoli …complimenti x la sua carriera ,la ricordo con i capelli lunghissimi

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