Giuseppina Ciuffreda ci ha lasciato. È stata una persona importante per me e per molti altri, per il manifesto dove aveva lavorato molti anni, direi anche per un pezzo della storia collettiva dei movimenti per la giustizia ambientale. In molte occasioni per me è stata una grande amica – c’era un tempo in cui al manifesto condividere idee e lavoro significava anche condividere pezzi di vita, discussioni accanite, scoperte, viaggi.
Giuseppina è tra coloro che hanno portato al manifesto la sensibilità ecologista, in lontani anni in cui parlare di ambiente significava rimettere in discussione molte idee radicate nella nostra sinistra – gli anni ’80, tempi in cui il “rosso” e il “verde” si parlavano a fatica. Lei portava nel dibatito la prospettiva della giustizia ambientale e dello squilibrio tra Nord e Sud del mondo, l’idea che i paesi industrializzati dovessero riconoscere il proprio «debito verso la natura», la curiosità per i primi movimenti davvero globali che emergevano allora, ad esempio attorno al primo Vertice della Terra nel 1992: i movimenti per il clima, quelli che denunciavano l’assalto alle risorse naturali, per l’Amazzonia, per i popoli indigeni divenuti una bandiera della critica allo sviluppo, ultimo filo di un equilibrio da ritrovare con la Madre Terra.
Tra le altre cose, nel 1994 Giuseppina Ciuffreda ha inventato «Che aria tira», rubrica che giorno per giorno, sulle pagine del manifesto, rifletteva le battaglie ambientaliste che stavano emergendo nel Nord e nel Sud del mondo. Nel ’98 da quella rubrica è poi nata TerraTerra, che ne ha raccolto l’eredità e l’intento di raccontare le grandi crisi ambientali e di giustizia attraverso storie di persone, di battaglie per la giustizia sociale, di movimenti collettivi, di conflitti e di idee (questo blog ne è l’ultima incarnazione: ma tutto risale a quella stagione collettiva).
Per Giuseppina era importante cercare, partecipare e raccontare nuovi movimenti, riflettere su nuove pratiche ambientali. E ha continuato a farlo, per il manifesto e per Cns-Ecologia politica, anche se nel frattempo aveva cominciato un’altra battaglia, più personale, contro la malattia.
Forse la sua ultima uscita pubblica è stata lo scorso 10 marzo in Campidoglio, a Roma, dove le è stato assegnato il premio speciale per il giornalismo ambientale «Carla Ravaioli», assegnato dall’Associazione A Sud nell’ambito del «Premio Donne Pace e Ambiente -Wangari Muta Maathai»: perché Giuseppina Ciuffreda, si legge nella motivazione, «da decenni è tra le penne che meglio hanno raccontato in Italia e all’estero le questioni ambientali e le grandi lotte sociali nate attorno ad esse».
Buon viaggio, Giuseppina. Che la Madre Terra ti accolga.