La notizia merita attenzione. Un vaccino contro la malaria ha superato la seconda fase della sperimentazione con ottimi risultati, dimostrando un’efficacia del 77 per cento. Se tutto sarà confermato, vuol dire che per la prima volta l’umanità dispone di un vaccino efficace contro una malattia che colpisce ogni anno oltre duecento milioni di persone e ne uccide circa 400 mila, di cui due terzi sono bambini.
Il vaccino, chiamato R21, è stato sviluppato dal Jenner Institute dell’Università di Oxford – lo stesso che ha sviluppato il vaccino contro il Covid-19 con Astra Zeneca. La notizia è che la seconda fase della sperimentazione, svolta in Burkina Faso su 450 bambini di età tra 5 e 17 mesi, si è conclusa con successo. Testato in dosaggi diversi, il vaccino ha mostrato che nell’arco di un anno i bambini inoculati hanno tra il 71 e il 77 per cento probabilità di non sviluppare la malaria. Non sono stati osservati effetti collaterali. (Altri dettagli sono qui, nel comunicato dell’istituto di Oxford)
La prossima fase di sperimentazione è già programmata e coinvolgerà 4.800 bambini in quattro paesi, ha annunciato il Jenner Institute.
La malaria è causata da un parassita (del genere Plasmodium, di cui la variante più pericolosa è il Plasmodium Falciparum) diffuso attraverso una zanzara del genere Anofele, che pungendo le persone la inietta nel sangue. Febbri malariche sono endemiche in zone tropicali e subtropicali per lo più umide (ma fino a metà del secolo scorso era diffusa anche in ampie zone dell’Italia); in altre parole oggi il 40 per cento della popolazione mondiale è esposta alla malaria.
Per difendersi, finora gli strumenti più efficaci sono cercare di eliminare il vettore, cioè la zanzara anofele (sia eliminando i ristagni d’acqua in cui si riproducono, sia con insetticidi: ma nel corso del tempo sono emersi ceppi di zanzare resistenti agli insetticidi più usati), e soprattutto evitare di essere punti, ad esempio usare zanzariere, magari impregnate di insetticida. Strumenti importanti, che usati in modo sistematico hanno permesso di diminuire la mortalità per malaria. Inoltre disponiamo di farmaci che possono permettere agli adulti di sopravvivere, o di far fronte ad attacchi cronici. I più vulnerabili restano i bambini.
La ricerca di una profilassi contro la malaria dura almeno dalla metà del Novecento. Un primo vaccino, chiamato Mosquirix, è stato sviluppato nel 2015 dalla casa farmaceutica GlaxoSmithKline, dopo una ricerca durata trent’anni, ma è poco efficace: riesce a prevenire il 39 per cento dei casi – e il 29 per cento delle forme più gravi – nei bambini nell’arco di quattro anni. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo sta usando in alcuni paesi africani, ma è solo uno strumento molto parziale.
Quello sviluppato dai ricercatori di Oxford dunque è il primo che supera l’obiettivo fissato dell’Organizzazione mondiale per la sanità (Oms), cioè un vaccino efficace almeno al 75 per cento.
Il Jenner Institute ha lavorato insieme al Serum Institute indiano (il maggior produttore di vaccini al mondo, per capacità) e con la statunitense Novavax. Adrian Hill, direttore del Jenner Institute, che ha co-firmato il resoconto della seconda fase di sperimentazione pubblicata dalla rivista scientifica Lancet, ha dichiarato che spera in una veloce approvazione da parte dell’Oms – quando la terza fase della sperimentazione sarà terminata. “Con l’impegno di un partner commerciale [il Serum Institute] a fabbricare 200 milioni di dosi nei prossimi anni, il vaccino avrà un impatto importante sulla salute pubblica, se sarà approvato in fretta”. L’urgenza c’è: in fondo, in Africa la malaria resta una minaccia più grave del Covid.