Maggio è il mese più caldo dell’anno, in India, ma nelle ultime due settimane sul subcontinente si è abbattuta un’ondata di caldo fuori da ogni norma. Un caldo letale: ha ucciso oltre 1.100 persone solo la settimana scorsa, dicono le autorità, e oggi alcuni media parlano di oltre 1.400 o perfino duemila vittime. Certo è che il bilancio sale di giorno in giorno: dal centro-sud (gli stati di Telangana e Andhra Pradesh hanno registrato insieme il numero più alto di vittime, oltre il migliaio) fino agli stati settentrionali, il Bengala e tutta la pianura del Gange e il Rajasthan.
Per le autorità si parla di «ondata di caldo» quando la temperatura è 5 gradi o più al di sopra della temperatura media registrata nello stesso giorno nei trent’anni precedenti. Ora questa ondata dura da oltre una settimana, e i giornali ne parlano ormai come di una calamità nazionale.
«Un disastro naturale di cui non importa nulla a nessuno», scrive però FirstPost, che accusa: «L’ondata di caldo ha raggiunto proporzioni disastrose, ma né lo stato centrale né i governi statali hanno veri piani d’emergenza».
La seconda osservazione è che l’ondata di caldo è sì una calamità naturale – ma è anche una manifestazione del cambiamento globale del clima, segnala oggi una delle voci più autorevoli dell’ambientalismo indiano, il Centre for Science and Environment (Cse), che ha sede a New Delhi.
Le città, osserva il Cse, soffrono il caldo in modo particolare perché asfalto e cemento (e la mancanza di verde) creano l’effetto «isola di caldo urbano», dove la percezione del caldo è 3 o 4 gradi più di quanto sarebbe in realtà.
Il Cse ricorda che nel 2010 una simile ondata di caldo in India aveva ucciso circa 300 persone: il caldo quest’anno è per ora più concentrato nel tempo, ma più letale, probabilmente perché il cambio è stato più repentino, dopo un marzo più piovoso e fresco del solito. Fattostà che otto dei dieci anni più caldi registrati in India sono stati nell’ultimo decennio (2001-2010), in assoluto il decennio più caldo (la temperatura è stata più alta in media di 0.49°).
I ricercatori citati dal Cse dicono che altre ondate di caldo sono da attendersi, considerato che la temperatura globale del pianeta è salita in media di 0,8 gradi centigradi negli ultimi 100 anni: ondate di caldo sempre più forti e lunghe stanno diventando sempre più frequenti in tutto il mondo.
Quanto all’India, osservano che anche le temperature minime sono salite – in questi giorni a Ahmedabad e Delhi stanno sui 39 e 36 gradi. Ormai, dicono, ci sono abbastanza segnali che la frequenza di eventi meteorologici estremi sta aumentando: quest’anno il mese di marzo è stato il più piovoso da 50 anni, e il Kashmir ha già registrato la seconda alluvione in sei mesi: «Questi sono tutti eventi estremi», osserva Arjuna Srinidhi, responsabile del programma sul cambiamento del clima del Cse. Anche l’organizzazione ambientalista fa appello a misure di «adattamento» al cambiamento del clima.
Mai come in questo caso l’India aspetta le piogge monsoniche, attese all’inizio di giugno in Kerala, all’estremo sud del paese, da cui risaliranno il subcontinente nelle settimane successive (a Delhi potrebbero arrivare in luglio).
Intanto l’Andhra Pradesh, lo stato più colpito, ha annunciato che sarà dato un risarcimento ai familiari delle vittime uccise dal caldo, centomila rupie (circa 1.400 euro); il governo statale ha anche messo in allerta medici e ospedali. Riferisce la Bbc che il funzionario statale responsabile della gestione dei disastri ha precisato che una commissione sarà incaricata di stabilire se una morte è in effetti dovuta all’ondata di caldo: e uno già immagina trafile burocratiche infinite, mentre la calura continua a mordere.